Scheda libro Fiori italiani

Fiori Italiani

Nel 1976 Meneghello pubblica Fiori italiani nella collana «La Scala» dell’editore Rizzoli. Il libro viene a configurarsi come una sorta di prequel dei Piccoli maestri, la storia della formazione di S. dalle elementari all’università, durante il ventennio fascista, fino alla conoscenza del giovane antifascista Antonio Giuriolo che segnerà la svolta decisiva nell’esistenza del protagonista (chiara proiezione dell’autore) e dei suoi amici. Fiori italiani ruota così intorno al tema dell’educazione (si apre proprio con la domanda «Che cos’è un’educazione?»), insieme al paese e alla lingua altro nucleo centrale della scrittura e della riflessione di Meneghello.

In parole mie

Ero risoluto a raccontare la storia di S. dall’interno (altro canone che ho sempre seguito nelle cose che scrivo), e mi sono trovato a tornare nelle aule di scuola, e rivivere quelle esperienze, le lezioni, i manuali, gli insegnanti: rivivere il momento al ginnasietto in cui mi è riuscito di produrre il condizionale del verbo francese désirer, o l’esaltazione di leggere per la prima volta (in endecasillabi italiani del primo Ottocento), il grande esordio dell’Iliade, con le salme degli eroi in pasto alle bestie; o la gioia di venire a sapere perché gli uccelli hanno una temperatura interna di 41 gradi centigradi (Celsius) o il sollievo intellettuale di capire perché i nostri potenti succhi digestivi non digeriscono il canale alimentare. È una cronaca delle varie fasi di questo processo intellettivo esposte con la precisione e il grado di emozione di cui si era consci mentre avvenivano. […]

In parole mie

Ero risoluto a raccontare la storia di S. dall’interno (altro canone che ho sempre seguito nelle cose che scrivo), e mi sono trovato a tornare nelle aule di scuola, e rivivere quelle esperienze, le lezioni, i manuali, gli insegnanti: rivivere il momento al ginnasietto in cui mi è riuscito di produrre il condizionale del verbo francese désirer, o l’esaltazione di leggere per la prima volta (in endecasillabi italiani del primo Ottocento), il grande esordio dell’Iliade, con le salme degli eroi in pasto alle bestie; o la gioia di venire a sapere perché gli uccelli hanno una temperatura interna di 41 gradi centigradi (Celsius) o il sollievo intellettuale di capire perché i nostri potenti succhi digestivi non digeriscono il canale alimentare. È una cronaca delle varie fasi di questo processo intellettivo esposte con la precisione e il grado di emozione di cui si era consci mentre avvenivano. […] Vi devo ora una breve spiegazione sugli aspetti ideologici e politici di questa vicenda «educativa». Ho cercato di far sentire nel libro che non c’era un rapporto grossolano di causa-ed-effetto tra i nostri studi ad orientamento classico e letterario e il nostro fascismo giovanile: ma è indubbio che l’addestramento sostanzialmente umanistico che ci veniva impartito (anche le «scienze» sembravano parte dell’umanesimo) era perfettamente compatibile con le idee e i punti di vista del fascismo. Questo mi sembra oggi molto strano, ma così è stato. D’altro canto (altra stranezza) il cambiamento repentino delle nostre idee sulla situazione dell’Italia e del mondo, l’inversione del punto di vista – che fu per S. e per me cosa drammatica e dolorosa – non si tradusse in un rigetto della cultura umanistica: al contrario ci parve allora che fosse radicato in essa! Sentivamo di essere diventati nemici del Regime, e a suo tempo ribelli armati, partigiani di montagna, proprio per il nostro amore dei poeti e dei filosofi che avevamo imparato a venerare. Si potrebbe pensare che la parte esterna, neutrale, indifferente dei nostri studi scolastici si fosse dissolta, e fosse emerso un nucleo intatto di potenze conoscitive primarie. (Fiori a Edimburgo, in La materia di Reading e altri reperti, BUR, 2022, pp. 97, 101-102).

è un libro bellissimo, che scricchiola continuamente d’intelligenza

Renato Ghiotto