Scheda libro – PM

I piccoli maestri

I piccoli maestri, dopo una lunga incubazione, vengono composti in un anno (in calce al libro vi è la data di inizio e fine stesura “scritto gennaio 1963 – gennaio 1964”) e pubblicati nel marzo 1964 da Feltrinelli. Il riconoscimento del valore del libro non fu immediato e lineare, non mancarono fraintendimenti delle intenzioni antiretoriche nella rappresentazione della lotta partigiana. Ma oggi è considerato, con l’opera di Calvino e Fenoglio, testo decisivo, narrazione irrinunciabile e necessaria della fase drammatica e insieme esaltante della vita italiana dopo l’8 settembre 1943 fino alla liberazione, inserendosi in una precisa linea di originalità espressiva. Nel 1976 Meneghello metterà mano a una seconda edizione del libro per Rizzoli, rivedendo il testo profondamente “per via di levare” e premettendovi una illuminante Nota introduttiva intitolata Di un libro e di una guerra che nelle edizioni successive verrà ritoccata e posta in chiusura come Nota.

In parole mie

Vi parlerò dunque soltanto di come vedo oggi il libro e l’esperienza da cui è nato.
Devo sottolineare che ci sono due livelli distinti: c’è l’esperienza, che risale a più di quarant’anni fa, esperienza mia e di alcuni miei compagni nella guerra civile, dal 1943 al 1945; e c’è il resoconto che io stesso ne ho dato venti anni più tardi. Avete dunque da una parte le vicende e le idee di un ragazzo ventenne e di certi suoi coetanei, dall’altra il racconto che ne fa un uomo di quarant’anni. Sono due ordini di cose che anche volendo non potrei tenere disgiunti, e me ne sono accorto preparandomi per questa conversazione: come due strutture saldate insieme da una serie di raccordi inamovibili. […]

In parole mie

Vi parlerò dunque soltanto di come vedo oggi il libro e l’esperienza da cui è nato.
Devo sottolineare che ci sono due livelli distinti: c’è l’esperienza, che risale a più di quarant’anni fa, esperienza mia e di alcuni miei compagni nella guerra civile, dal 1943 al 1945; e c’è il resoconto che io stesso ne ho dato venti anni più tardi. Avete dunque da una parte le vicende e le idee di un ragazzo ventenne e di certi suoi coetanei, dall’altra il racconto che ne fa un uomo di quarant’anni. Sono due ordini di cose che anche volendo non potrei tenere disgiunti, e me ne sono accorto preparandomi per questa conversazione: come due strutture saldate insieme da una serie di raccordi inamovibili. […]
Ecco dunque: se oggi volessi definire «la sostanza» dei Piccoli maestri direi che è l’impegno di trasmettere il meno fiaccamente possibile ciò che i miei compagni ed io abbiamo visto e sentito, e perfino fatto di tanto in tanto: senza preoccupazioni di interpretare la nostra esperienza in termini storici o morali. Certo, c’è anche (come ho asserito in passato) l’idea di un «compito civile e culturale», articolato in due punti: presentare il mondo della Resistenza in chiave anti-retorica, e rendere testimonianza alla speciale posizione non-conformista della nostra squadretta partigiana. Su ciascuno di questi due punti tornerò tra poco, ma intanto vorrei dire qualcosa su un terzo aspetto del libro, emerso per conto suo ma che a suo tempo mi ha fatto piacere riconoscere: e cioè che pur scrivendo sulla base di una testimonianza individuale, avevo finito col tracciare un quadro complessivo della Resistenza nel Veneto. Un quadro idiosincratico ma abbastanza coerente e, credo di poter dire, attendibile.
Oggi non solo sento ancora così, ma sarei disposto ad andare anche un po’ più in là. Una rilettura del libro mi ha convinto che in quel tempo i miei compagni ed io siamo stati a contatto con un’Italia più interessante di quella dei resoconti ufficiali e canonici. Non penso solo alla cerchia della Resistenza e della partigianeria, ma più in generale alla vita italiana di allora. Noi abbiamo avuto un rapporto privilegiato non solo con la povertà degli italiani che per un po’ abbiamo anche condiviso, ma con altre realtà del nostro Paese (sulle quali qualcuno ha poi cercato di posare il solito coperchio di idee ricevute, e di insipienza), un’Italia caotica, giovanile, vitale, un Paese vispo, generoso, un po’ casinista. Sotto questo profilo I piccoli maestri si possono considerare una sorta di «Spia d’Italia» – uno degli aspetti del libro di cui sono meno scontento.

Luigi Meneghello, Quanto sale? Nuove considerazioni su un libro e su una guerra, in Anti-eroi. Prospettive e retrospettive sui “Piccoli maestri” di Luigi Meneghello, Lubrina 1987, poi in Jura. Ricerche sulla natura delle forme scritte (1987), BUR 2021, pp. 165-166 e pp. 176-177.

Luigi Meneghello, I piccoli maestri

Con Gabriele Vacis, Lucia Corna, Daniel Santantonio, Gabriele Valchera. Montaggio Daniel Santantonio, Davide Antenucci, prodotto dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Luigi Meneghello e Potenziali Evocati Multimediali, 2025.

I piccoli maestri non sono un libro, ma il libro vero della Resistenza

Primo Levi