Pomo pero. Paralipomeni d’un libro di famiglia, Rizzoli, «La Scala», Milano 1974. Sovracoperta di John Alcorn.Rizzoli, Milano 1974
A distanza di dieci anni dall’uscita del suo secondo libro Meneghello pubblica nel 1974, nella collana «La Scala» dell’editore Rizzoli, Pomo pero. Paralipomeni d’un libro di famiglia. Ritorna così alla materia di Malo, allo scavo nel «paese sottoterra», per recuperare storie paesane e familiari tralasciate in Libera nos a malo e riesumare quelle mille parole dialettali che inanella in un pirotecnico gioco di combinazioni fonico timbriche nella sezione finale, Ur-Malo. Pomo pero viene così a configurarsi come libro ponte fra quello d’esordio e Maredè maredè… sondaggi nel campo della volgare eloquenza vicentina (1992), puntualissimo e spassoso zibaldone linguistico.
Mondadori, «Oscar oro», Milano 1987, introduzione di Fernando Bandini. In copertina: particolare di una foto di Jacques-Henry Lartigue.Mondadori, Milano 1987
Rizzoli, «La Scala», Milano 1990. Sovracoperta: disegno di John Alcorn. Grafica di Enzo Aimini.Rizzoli, Milano 1990
Mondadori, «Oscar Scrittori del Novecento», Milano 1995, introduzione di Fernando Bandini. In copertina: Carlo Erba, Le trottole del sobborgo, 1915. Milano, Collezione Volonteri.Mondadori, Milano 1995
Rizzoli, «BUR Scrittori contemporanei», Milano 2006, introduzione di Fernando Bandini. In copertina: illustrazione di John Alcorn. Progetto grafico Mucca Design.Rizzoli, Milano 2006
Rizzoli, «BUR Contemporanea», Milano 2021, introduzione di Fernando Bandini, a cura di Giuseppe Antonelli. In copertina: fotografia Photopress Archiv / Keystone / Bridgeman Images. Art Director: Francesca Leoneschi. Progetto grafico: Emilio Ignozza. Graphic Designer: Luigi Altomare / theWorldofDOT.Rizzoli, Milano 2021
Mi propongo di presentarvi la nuova edizione di questo mio libro, Pomo pero. […] È fatto in buona parte così, cioè partendo da sollecitazioni di carattere linguistico per lo più dialettale, e cercando di portarle in un ambito espressivo dove possano significare qualche cosa anche per un lettore che non sia veneto. La formula potrebbe essere questa: usare a livello letterario ma con la massima naturalezza (e questo è il punto, di riuscire a farlo con naturalezza, e non sempre ci si riesce) il materiale linguistico e culturale fornito dall’esperienza locale […].
Mi propongo di presentarvi la nuova edizione di questo mio libro, Pomo pero. […] È fatto in buona parte così, cioè partendo da sollecitazioni di carattere linguistico per lo più dialettale, e cercando di portarle in un ambito espressivo dove possano significare qualche cosa anche per un lettore che non sia veneto. La formula potrebbe essere questa: usare a livello letterario ma con la massima naturalezza (e questo è il punto, di riuscire a farlo con naturalezza, e non sempre ci si riesce) il materiale linguistico e culturale fornito dall’esperienza locale […]. Mi interessava segnalare un fondo di ambiguità, come appunto nella cantilena infantile Pomo pero dime ’l vero. Non vuol dire «mela e pera», né un incrocio tra una mela e una pera: non sono due cose, ma una cosa sola, un oggetto veramente misterioso, una specie di talismano. […] C’è dunque un sottotitolo, Paralipomeni d’uni libro di famiglia, non badate troppo alla parola pedantesca «paralipomeni» (che ha le sue ascendenze letterarie: io ho fatto anche il professore nella mia vita, e ogni tanto mi riposa scherzarci su). Vuol dire in sostanza, «aggiunte», letteralmente «cose tralasciate»; cioè omesse in passato e aggiunte ora. Ho spiegato in una delle note del libro, che il libro a cominciato a formarsi il giorno stesso in cui mi è venuto in mente che sarebbero stati paralipomeni; e la ragione è questa, che tutto ad un tratto mi sono sentito libero dalla responsabilità di costruire le strutture esterne del mondo a cui si riferiscono queste piccole storie, il dove e il quando, e spiegare come vivevamo, cosa mangiavamo, come erano le strade, cosa si imparava a scuola, e tutto il resto. Si trattava ora di rientrare in un mondo già costruito, nel quale potevo muovermi con la massima libertà, senza preoccupazioni: per questa ragione credo di essere andato più avanti, stilisticamente, in questo libro che negli altri che ho scritto, o che avevo scritto fino a quel momento […]. (Leda e la schioppa [1988] in Opere scelte, Mondadori, Milano 2006, pp. 1218-1223).
Profumi, odori, sapori, luci sono usciti magicamente da quelle parole come per una infanzia rinata.